Polonia: Cracovia (2)

Lasciata l’antica piazza, che è il cuore pulsante della città, sono ancora molti i luoghi da visitare a Cracovia.

Noi ci siamo recati anzitutto all’antica e prestigiosa Università dove, fra gli altri, studiò anche il giovane Copernico, prima ancora di diventare una figura fondamentale del panorama scientifico dell’epoca e di sviluppare le sue teorie eliocentriche.

Il Collegium Maius è il cuore dell’Università Jaghellonica: una solida struttura in mattoni e pietra. Un ampio cortile è circondato da un portico con colonne scolpite e archi gotici; una scalinata in pietra porta su al primo piano, dove attraverso varie porte, sormontate da stemmi e segni araldici, si accede ai diversi locali (ora in gran parte di rappresentanza o adibiti a museo) dello stabile.

Questa università, vale la pena sottolineare, è la più antica della Polonia e, dopo quella di Praga, è la più antica di tutta l’europa dell’est. Fu fondata nel 1364 da Casimiro il Grande, ed originariamente si chiamava Accademia di Cracovia; solo nel corso del XIX secolo ha preso il nome di “Jaghellonica” in onore della dinastia che le diede origine. Sia Casimiro il Grande, che i suoi successori, capirono infatti l’importanza di dotarsi di una struttura di questo genere, che potesse operare da supporto alla costituzione di uno stato e di un governo che non aveva alcuna tradizione storica, che nasceva nel crogiolo di conflitti e contrasti spesso duri e sanguinosi, e che potesse rispondere alle dinamiche di una economia e di una società in poderosa e tumultuosa ascesa.

Lasciata l’Università e i giardini che le sono intorno, ci siamo avviati verso il Wawel, il Colle fortificato di Cracovia, non senza effettuare piacevoli ed interessanti tappe durante il nostro cammino.

Infatti, subito dopo l’università, abbiamo potuto visitare due chiese, distanti non più di cento metri l’una dall’altra. La prima è la chiesa e il convento dei francescani, la seconda quella dei domenicani (chiesa della Trinità).

Quasi coeve anche per la loro fondazione, la prima (quella dei francescani), a seguito di un incendio è stata ricostruita in forme neoromaniche e neogotiche. La segnalo perché, oltre a delle bellissime vetrate, contiene una gradevolissima via Crucis dipinta in stile secessionista.

La seconda, quella dei domenicani (o della Trinità) è in forme gotiche classiche, con un atrio a pinnacoli in marmo che immette nella chiesa. Caratteristica e pressoché unica nel suo genere, una cappella (di S.Giacinto), cui si accede salendo una scala marmorea posta lateralmente alla navata di sinistra.

Proseguendo sempre in direzione del Wawel, abbiamo anche visitato il Museo Archeologico che, conserva alcuni interessanti reperti relativi ai primi insediamenti slavi nell’area. Fra questi, il pezzo più importante e significativo, è un curioso parallelepipedo alto due metri e scolpito su tutti e quattro i lati, culminante con il disegno di una faccia per ciascun lato, che rappresenta l’antica divinità slava del dio Swiatowid, datato intorno al nono secolo.

Secondo alcune teorie, le quattro facce rappresentano le stagioni, secondo altre rappresentano il dio che vede tutto (e guarda quindi nelle quattro direzioni). Sia come sia, questa stele è davvero molto interessante, bella e, in qualche modo, “intrigante”.

Dopo una breve sosta fatta in uno dei tanti locali, per rinfrancarci della stanchezza, riprendiamo la strada verso il Wawel, lungo via Kanonicza. Sembra che questa sia la strada più antica di Cracovia; personalmente non stento a crederci, visti i palazzi che “gettano” direttamente sulla strada, il pavimento lastricato (percorso anche qui dalle immancabili carrozze trainate da due cavalli), la assoluta assenza di marciapiedi.

Prima visitiamo (ma solo dall’esterno), altre due chiese: la barocca chiesa di SS Pietro e Paolo, e, vicinissima, la romanica e severa chiesa di S.Andrea, con le due magnifiche torri a base quadrata, ma che più in alto divengono ottagonali, ed infine terminano con due elmi barocchi.

Cominciamo la nostra salita verso il Wawel.

Qui, entro una solida ed ampia cerchia muraria, sono iscritti il castello (zamek) e la cattedrale. Quattro torri (tutte diverse), completano il circuito che racchiude questi due importanti edifici.

La cattedrale (dedicata ai santi Venceslao e Stanislao vescovo), colpisce subito perché, entro uno spazio ridotto e piuttosto compatto, sono iscritte parti di diverso stile ed epoche diverse. Il nucleo originario (gotico), è piuttosto piccolo e ridotto. Ma ad esso, nel corso del tempo, sono state aggiunte una serie di cappelle distinguibili per stile, caratteristiche e dimensioni. Diverse l’una dall’altra, sia all’interno che all’esterno, sono immediatamente visibili le loro particolari strutture e le loro diversità.

A completare questo articolato complesso, due torri, stilisticamente diverse anche loro: la Torre dell’Orologio con un grande coronamento barocco, e la Torre di Sigismondo, più tozza e compatta.

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Ma al di là degli aspetti architettonici, questa cattedrale rappresenta (nel bene e nel male) un fondamentale punto di riferimento per la spiritualità e per la nazionalità polacca; una sorta di pantheon polacco. Qui, infatti, sono sepolti alcuni dei re delle diverse dinastie che hanno regnato in Polonia e alcune delle cappelle loro dedicate sono assolutamente di mirabile pregio. La visita delle cappelle reali è a pagamento (biglietteria di fronte all’ingresso della cattedrale). Consigliabile è la visita della prima parte, quella appunto delle cappelle dedicate a reali, principi e notabili, architettonicamente ed artisticamente assai interessanti.

La seconda parte (la cripta) sembra avere più che altro un (dubbio) valore politico e si colloca in quel senso di “nazionalità” del quale parlavo prima; ci sono infatti le tombe di personaggi storici, nazionalisti ed indipendentisti come Kosciuszko, Pilsudski ed anche tombe di personalità assai discutibili come quella del presidente Kaczynski e della moglie.

Anche il Castello (Zamek), è un importante punto di riferimento per la nazionalità polacca e non solo per la vita di Cracovia. Della struttura originaria risalente a Ladislao e a Casimiro il Grande restano solo poche tracce. Ciò che si visita è un grande palazzo cinquecentesco (di progettazione ed esecuzione italiana). Il palazzo si apre su un vasto cortile e si alza su un doppio ordine di arcate e un loggiato sostenuto da esili colonne.

L’insieme è molto gradevole.

A completare il tutto, oltre alle sale interne del castello, restaurate e riportate agli antichi splendori, all’ultimo piano del palazzo, è possibile ammirare una importante opera di Leonardo da Vinci: la Dama con l’Ermellino, uno dei migliori esempi di pittura italiana.

La nostra visita a Cracovia si è conclusa con una lunga passeggiata a Kazimierz, il quartiere ebraico. In questo vivace quartiere, nel quale si vedono ancor oggi vecchie botteghe artigianali con insegne risalenti al secolo scorso, ma anche nuovi e simpatici locali estremamente innovativi nello stile e nelle frequentazioni, abbiamo visitato alcune sinagoghe e passeggiato lungo le strade.

Avevamo anche programmato un giro in barca sulla Vistola, il grande fiume che attraversa Cracovia. Purtroppo, l’ultimo giorno del nostro soggiorno è stato caratterizzato dal maltempo che ha imperversato l’intera giornata, rendendo impossibile la gita programmata. Facendo di necessità virtù, ci siamo accontentati di una passeggiata lungo i suoi ampi argini (in verità avevamo già goduto della vista del fiume dagli alti spalti del Wawel).

Insomma, anche in questo caso, una bella esperienza di viaggio che consiglio vivamente.

(2 – Fine)

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