Palestrina – 1

Palestrina è davvero un luogo molto bello e ricco di interesse.

Basterebbe solo citare il magnifico mosaico del Nilo (del quale parlerò quasi al termine di questi due scritti dedicati a Palestrina), conservato nel Museo Archeologico Nazionale per suscitare l’interesse e la curiosità di un pubblico appassionato di storia, arte e archeologia.

Ma procediamo con ordine.

Palestrina sorge a 50 chilometri da Roma, sul sito dell’antica Praenestre; la sua posizione strategica domina la valle del Sacco, una zona fondamentale per le comunicazioni tra il Lazio e l’Italia meridionale. Ciò, indipendentemente dalle sue origini leggendarie, la rese un centro assai importante in epoca romana, tanto che qui vennero realizzate, oltre alle grandi opere di difesa, lo scenografico e monumentale santuario oracolare dedicato alla Fortuna Primigenia (qui una splendida ricostruzione del grandioso edificio), risalente al II secolo a.C.

Favorito dalla conformazione del luogo, il tempio si sviluppava su sei livelli sovrapposti, adorni di statue, fregi, colonnati, esedre e ricco di mosaici, di affreschi e di altri pregiati ornamenti.

Municipio con i romani, fu coinvolta in tutte le fasi evolutive della repubblica romana, agli aspri conflitti sociali, come pure alle vicende legate alla discesa di Annibale in Italia.

Infeudata dai Colonna, in epoca medievale, Palestrina fu oggetto di lunghi e feroci contenziosi che, a fasi alterne, seguirono le fortune e le disgrazie della famiglia, in perenne contrasto (o affermazione) con il papato. I Colonna, e poi successivamente un loro ramo, quello dei Barberini, realizzarono a più riprese il palazzo che ora sorge al culmine dell’area dell’antico tempio ed è sede del Museo Archeologico Prenestino.

L’ingresso del Palazzo (e al museo) si apre al termine di una ampia scalinata (che poi era la cavea del santuario); a metà della scalinata un bellissimo pozzo di epoca medievale, incorniciato da due antiche colonne. Il palazzo sorge in luogo dell’antico porticato semicircolare del quale segue l’andamento.

Il Museo è letteralmente splendido !

La prima sala (a sinistra dell’ingresso) presenta, come molte altre delle sale, un soffitto affrescato e contiene varie opere di statuaria romana. Nel pavimento, sotto alcune lastre di cristallo, sono visibili i basamenti dell’antico colonnato. Numerose sono le statue esposte, torsi e figure acefale (alcune sedute, altre in piedi), oltre ad alcune stele funerarie.

Nella sala successiva sono esposte alcune statue femminili panneggiate (e acefale), due teste femminili, delle quali una velata, una musa seduta (da un originale ellenistico) del II secolo a.C.

La terza sala espone una statua colossale di Iside-Fortuna (fine II secolo a.C.), in marmo nero.

Un’altra statua, più piccola e tronca del capo e delle gambe, ha fra le mani una cornucopia. La dea, infatti, propiziava la fecondità, ma era anche vaticinante. Questa duplicità è espressa nel cosiddetto gruppo delle Fortune di Anzio (I-II secolo d.C.), con la personificazione dei due attributi.

Si torna quindi indietro e, riattraversato l’ingresso, la visita prosegue nelle sale a destra del grande edificio.

Già la prima sala espone alcune opere di notevole importanza e valore, a cominciare da una ricostruzione (parziale) dei Fasti Presentini, incisi su marmo. Segue il meraviglioso Rilievo Grimani, di età augustea: una cinghiasse che allatta i suoi piccoli.

Poi ancora: un sarcofago con il mito di Eudimone; un altro rilievo con il Trionfo dell’imperatore Traiano (prima metà del II secolo d.C.); e poi ancora lastre, cippi e teste marmoree.

Quasi una intera parete della sala successiva è occupata da un grande camino, mentre sulle altre pareti si allineano una serie di marmi, lastre ed iscrizioni dedicate alla dea Fortuna (si tratta di documenti epigrafici di valore storico ed artistico).

Nella terza sala una serie di reperti attestano la presenza di altri culti e tra questi, Serapide, Atena, Cibele (di quest’ultima una statua seduta).

Attraverso le vetrate di un corridoio di passaggio tra le sale, si possono ammirare alcune parti sottostanti dell’antico tempio riportate parzialmente alla luce dai più recenti scavi archeologici: alcune alte colonne scanalate con capitelli e trabeazione lineare, nonché una sezione delle coperture in cotto.

Dalle finestre che danno sull’esterno del palazzo si gode invece una magnifica vista sulla piana sottostante.

Al secondo piano sono esposti reperti provenienti da vicine necropoli. Un grande sepolcro in peperino, liscio e senza incisioni, con un semplice coperchio a capanna dalla necropoli della Selciata (IV-III secolo a.C.). Un coperchio di sepolcro con incisioni e figure di animali da Colombelle (prima metà del IV secolo). Varie suppellettili da una tomba tra le quali una stupenda cista in bronzo con animali sul coperchio dalla necropoli della Selciata.

Nella sala successiva sono esposti decine di segnacoli di tombe, alcuni dei quali antropomorfi.

Anche nella terza sala sono esposti innumerevoli corredi funebri: vasi, unguenti, spade, pugnali, collane, scatolette in legno per cosmetici in forma di animali, placchette in osso incise con figure maschili e femminili.

Stupenda una sima (elemento architettonico) dipinta con le immagini di una processione di cavalli alati; affascinante soprattutto perché ha conservato, quasi intatti, i suoi colori originali: bianco, rosso, azzurro.

Numerose sono le ciste tra le quali spicca una con scene mitologiche incise splendidamente: il Giudizio di Paride, la consultazione dell’oracolo di Apollo a Delfi, il ratto di Crispino; sul coperchio, infine, Teti e le Nereiadi corrono sul mare per portare le armi ad Achille. Il manico del coperchio, infine, è formato da due amazzoni (in corazza e tunica) che portano tra le braccia il cadavere di una loro compagna.

Un’opera veramente splendida, un vero capolavoro !

Ma la visita a questo museo non ha ancora finito di stupirci e meravigliarci.

(1- Continua)

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