Vignola e Castelvetro

Gli impegni relativi ad un intervento chirurgico al quale mi sono sottoposto nel mese di ottobre e per il quale sono tuttora in lenta convalescenza, mi ha permesso una breve ma assai interessante visita alla Rocca di Vignola e al Borgo di Caltelvetro.

Due luoghi posti alle falde dell’appennino modenese, una zona di notevole importanza e valore storico, economico e sociale.

Per questa ragione, al di là del valore storico-artistico, comunque importante, questi due luoghi attirano senza alcun dubbio l’attenzione e l’interesse di visitatori, seppure semplicemente di passaggio, come nel nostro caso.

Il territorio di Vignola era stato abitato sin dall’epoca del Bronzo da una società “terramaricola”, collegata cioè alle società palafitticole presenti nelle aree dei grandi laghi del nord-Italia. Abitata dai liguri prima, dagli etruschi successivamente e infine dai Galli, venne assorbita dai Romani, divenendo una zona di passaggio lungo il Panaro tra Toscana ed Emilia e, in asse, tra Bologna e Parma.

Ma solo all’826 risale un documento che parla di una specifica comunità territoriale sorta ad opera del monastero di Nonantola nel luogo ove oggi sorge il castello, e sottoposta all’autorità del Vescovo di Modena.

Della creazione di una Rocca, con funzioni eminentemente militari, si parla solo a partire dagli inizi del XII secolo. Tale funzione militare resta almeno fino al XV secolo quando cade sotto il controllo ferrarese degli Estensi. Nel 1401 Niccolò III d’Este dona la Rocca al nobile ferrarese Uguccione dei Contrari che ne modifica la destinazione e la trasforma in una sontuosa dimora di famiglia, secondo gli usi del tempo.

Sono molti i segni, nella struttura della Rocca, che rimandano al sicuramente più famoso castello ferrarese, mantenendo, tuttavia, una peculiarità tutta propria. Una struttura complessivamente assai compatta, ma comunque elegante e slanciata nelle forme, con le torrette più ampie in cima e un contrafforte circolare sul lato meridionale.

Per ragioni di tempi, incongrui con gli orari di visita, ne ammiriamo la parte esterna, con un porticato coperto che immette alla corte interna, abbellita da un pozzo decentrato rispetto ad essa ed ad alcune sale del pianterreno. Bello un fregio scolpito sulla porta di ingresso che dalla corte introduce al palazzo.

Un recente restauro ha donato splendore a varie parti del complesso, compresi alcuni cicli di affreschi che, come detto, purtroppo non riusciamo ad ammirare.

Comunque una occasione di visita da non mancare, ad una bella struttura posta nel mezzo di un vivace, moderno e dinamico centro urbano.

Completamente diverso è il caso del Borgo di Castelletto, pure assai vicino a Vignola, ma che si conserva con un centro storico, visibile sin da lontano, nel paesaggio discreto e gradevole delle colline che lo contornano, e posto sulla cima di un rilievo di poco più alto rispetto al territorio che lo circonda.

Anche in questo caso testimonianze reperti indicano una frequentazione della zona di lunga data.

Alla dominazione etrusca seguì quella dei Galli e dei Liguri Friniati ai quali subentrarono i Romani. La loro presenza, a partire dal II secolo a.C., è testimoniata dai resti di ville, fattorie, fornaci e necropoli sparse su tutto il territorio,ma soprattutto dal toponimo di Castelvetro, derivato probabilmente, da “Castrum Vetus” poi trasformato in Castro Vetere denominazione testimoniata in un documento del 988. Proprio questo nome ci dice che Castelvetro doveva essere un accampamento romano, castrum, la cui struttura ortogonale è ancora oggi, in parte, leggibile nella zona alta del paese, il Castello.

La scelta del luogo, inusuale per un “castra”, fu probabilmente dettata dalla necessità di presidiare una zona di passaggio importante evitando i luoghi più in basso, umidi e paludosi.

Il profilo del centro storico (detto anche Castello), caratterizzato da torri e campanili, anticamente circondato da mura, ha mantenuto una forma raccolta che custodisce, come uno scrigno, tesori di rara bellezza.

Il centro medievale è estremamente raccolto, in alto sull’abitato. Inerpicandosi per una alta scalinata si giunge ad una piazza, su due lati contornata da edifici storici, mentre gli altri due lati offrono uno stupendo panorama sulle terre circostanti. Dal lato opposto (lato dell’attuale cimitero) la salita è più dolce e priva perciò di scale.

Un torrione, isolato e leggermente inclinato, la Torre dell’ Orologioi (risalente all’XI-XII secolo), presidia l’ampio spazio antistante sulla quale è disegnata una grande scacchiera: sulla piazza si svolgono iniziative e rappresentazioni storiche di buon livello.

Piazza della Dama, è il nome comunemente usato per questa piazza (in realtà si chiama Piazza Roma): segno inconfondibile è la pavimentazione a lastre bianche e nere che formano la singolare scacchiera, utilizzata come base di gioco per una seguitissima partita di dama vivente, rievocazione storica che si tiene negli anni pari.

La restante parte del centro storico ha conservato le sue caratteristiche, con palazzi di epoca diversa e pavimentazione medievale.

Spiccano Palazzo Rangoni nella piazza di fronte alla grande chiesa dei santi Senesio e Teopompo, un edificio religioso la cui ampiezza rivela l’importanza in passato raggiunta da quello che oggi è un piccolo centro delle colline modenesi.

Completiamo la nostra breve visita gustando sapori e piatti tipici del luogo.

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