Pesaro – 2

Chiarito il quadro storico nel quale ci muoviamo (vedi Pesaro – 1), ci accingiamo alla vista dei Musei Civici.

Il biglietto di ingresso garantisce l’accesso alla sede di Palazzo Mosca, a Casa Rossini, al Museo Nazionale Rossini e all’Area Archeologica di via dell’Abbondanza. Noi ci siamo limitati, soprattutto per ragioni di tempo, solo alla Pinacoteca che ha sede presso Palazzo Mosca.

Palazzo Mosca venne costruito nel 1500, un tempo residenza di una delle più importanti famiglie della nobiltà pesarese. I Mosca, ricchissimi mercanti bergamaschi, giunsero a Pesaro verso la metà del ‘500 entrando ben presto a far parte della nobiltà cittadina. La loro rapida ascesa economica e sociale gli consentì di costruire il Palazzo, in pieno centro, che ancor oggi porta il loro nome.

L’originario impianto seicentesco della residenza viene ammodernato nel Settecento dal marchese Francesco nelle forme attuali. Tre cortili in rapida successione (quello centrale scoperto). Dal primo si dipartono, contrapposte, due scalinate che portavano agli appartamenti, ora trasformati nelle sale e negli uffici del museo.

Particolare curioso: sulla scalinata di sinistra è una grande medusa maiolicata, opera del ceramista locale Mengaroni, il quale morì schiacciato durante le operazioni di montaggio della stessa. Inutile dire che i ragazzini del quartiere hanno attribuito alla medusa un significato sinistro, evitando di guardarla ogni volta che se ne presentasse l’occasione.

Ma veniamo infine alla visita del Museo, allestito al secondo piano dell’edificio (ingresso 10 euro), mentre al pianterreno sono allocate mostre temporanee.

Purtroppo il pezzo forte del museo, la grande pala del Bellini (“Incoronazione della Vergine tra i santi Paolo, Pietro, Girolamo e Francesco”) è in restauro e quindi dobbiamo limitarci ad osservare brevemente alcune operazioni di manutenzione della stessa, la massiccia struttura entro cui è collocata la pala e la predella dipinta.

Nella stessa sala sono esposti lavori del ‘3-‘400, tavole, tele e affreschi di varia provenienza e qui ricostruiti. In particolare una predella di Paolo Veneziano divisa in 5 riquadri (“Storie della vita della Vergine”, forse del 1352); una tempera su tela (“Incoronazione della Vergine”) di Simone di Filippo (detto dei Crocifissi); sei riquadri con “Storie di Cristo e Apostoli” di Cristoforo di Jacopo (detto Da Bologna) della fine del ‘300.

Una sala è dedicata alla esposizione di una vasta collezione di ceramiche d’epoca rinascimentale facenti parte della Collezione Mazza. Aprono l’esposizione due tondi di Della Robbia (“Condottiero” e “Madonna con Bambino”), seguono una serie interminabile di piatti, vasi, brocche, contenitori di ogni foggia e grandezza; ci sono anche alcune sculture maiolicate: due “Madonna con Bambino” e due “Moretti”. A completare l’esposizione un grande specchio di vetro soffiato con foglie e fiori, vari oggetti in avorio, cassettiere smaltate e dipinte, fregi e bassorilievi (immancabile quelle del duca Federico da Montefeltro e di sua moglie Battista Sforza).

Proseguendo nelle diverse sale della Pinacoteca, sono sicuramente da citare una “Testa di San Giovanni Battista”, tempera ad olio del 1465-70 attribuita a Marco Ruggeri detto lo Zoppo (o forse a Giovanni Bellini) e un’altra opera sicuramente dello Zoppo, “Cristo deposto sorretto da due angeli”.

Da citare anche vari ritratti ad opera del Barocci, del Crespi, di Rubens (bottega) e un Tintoretto: “Ritratto del Procuratore Michele Priuli”.

Del Sassoferrato (Giovan Battista Salvi), una “Vergine orante” e dell’immancabile Guido Reni “La caduta dei giganti”, olio su tela del 1640. Molti altri quadri sono di vari artisti operanti nel territorio.

Insieme ad altre esposizioni di ceramiche e vetri di gran pregio e di notevole fattura, una serie di nature morte realizzate tra ‘600 e ‘700. Assai curiose, tra queste ultime, alcuni “trompe l’oeil” di Antonio Gianlisi nei quali, oltre alle tradizionali nature morte compaiono stampe, cartelli ed altro (“Proverbi e mensola con oggetti” il titolo di uno di essi).

In una sala una tela di Ludovico Carracci “Riposo durante la fuga in Egitto”, e un grande ovale di Francesco Albani inserito in una massiccia cornice rettangolare (“Salvator Mundi” del 1650-60). Nell’ultima sala ancora varie tele a sfondo religioso, alcune maioliche e, in una teca, finissime coppe, calici e tazze in vetro.

Altri luoghi di Pesaro che avremmo voluto visitare, come ad esempio la locale Sinagoga dalla originale organizzazione interna, ma ciò non è stato possibile per ragioni di tempo o di parziale chiusura delle stesse.

Non abbiamo invece mancato una visita (anche se solo dall’esterno) della massiccia Rocca Costanza, che sorge ai margini del centro storico.

Adibita oggi a luogo per eventi, festival e concerti, venne costruita tra il 1474 e il 1483 da Costanzo Sforza al fine di migliorare il sistema difensivo avviato dal padre Alessandro. E’ un quadrilatero, rinforzato agli angoli da quattro grosse torri cilindriche, forse opera del Laurana.

Una discreta area attrezzata circonda attualmente la struttura e il suo fossato, permettendo una piacevole passeggiata tutt’intorno.

Infine, ma non certo ultima, è da menzionare la grande “Sfera” dello scultore Arnaldo Pomodoro (fratello del più conosciuto Giò).

Si tratta di una grande sfera in bronzo, adagiata sulla superfici di acqua di una fontana in piazzale della Libertà, un ampio spazio prospiciente il mare. E’ una fusione realizzata nel 1998 sul modello realizzato per l’ Expo di Montreal del 1967 (l’originale si trova a Roma davanti all’ingresso principale della Farnesina, sede del Ministero degli Esteri).

La sfera, levigata e perfetta nella sua forma, si apre in alcune parti e rivela la particolare complessità del suo interno, un tema, quello della perfezione esteriore che nasconde una realtà assai più complessa e disarticolata, particolarmente caro all’autore.

La piazza dove è posta questa opera è posta sul lungomare ed è luogo di incontro (insieme al poco lontano centro storico) per gli abitanti di Pesaro e i villeggianti.

Anche noi, come ultimo atto della visita alla città, e rinviando ad una prossima visita la conoscenza dei luoghi che non siamo riusciti a vedere in questa occasione, abbiamo voluto attraversare e sostare in questa piazza.

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