Gallipoli

La prima tappa della visita a Gallipoli non può che essere il castello che si impone subito all’entrata del centro storico, tutto concentrato su un isolotto del Mar Jonio. Oltre alle frequentazioni preistoriche, questo era sicuramente un centro messapico dal nome di Anxa. I greci, a seguito dell’espansione tarantina in quel mare, lo ribattezzarono Kalepolis, e da qui la trasformazione in Gallipoli.

Dopo l’arrivo di Pirro e la vittoria dei romani, come il resto del meridione divenne soggetta a Roma e alle sue istituzioni seguendone tutta l’evoluzione fino all’arrivo dei Vandali e poi dei Goti. Riconquistata dai bizantini che ne rinforzarono le difese, costruendo il nucleo dell’attuale castello. Benché inserito nella giurisdizione della Chiesa di Roma, Gallipoli e il suo territorio divenne luogo di arrivo per i monaci ortodossi e di insediamento per monasteri e cenobi di rito greco.

Dal 915 al 945 Gallipoli venne occupata dagli Arabi; riconquistata dai Bizantini le vestigia di questo breve periodo furono totalmente cancellate e il castello ulteriormente rinforzato. La città rimase l’ultimo baluardo dei Bizantini nel mezzogiorno d’Italia all’arrivo dei Normanni.

La città, come il resto del meridione passò poi sotto il dominio Svevo e ad esso rimase fedele, anche dopo la morte di Federico II. Sodale e sostenitrice degli Hohenstaufen fino alla fine, resistette combattivamente agli Angioini, che solo dopo oltre due anni di assedio riuscirono a conquistarla agli inizi di aprile del 1269. I baroni salentini che avevano capeggiato la rivolta, furono tutti impiccati ( e anche torturati), ma anche la popolazione subì le conseguenze di quella scelta.

La città fu saccheggiata e rasa al suolo, i cittadini che non riuscirono a fuggire nei paesi vicini, trucidati. Solo nella seconda metà del 1300 la città comincia a ripopolarsi, a ricostruire le abitazioni e a riorganizzare le proprie strutture difensive a cominciare dal castello.

Nel 1484, e per un breve periodo, Gallipoli e il suo circondario vengono occupati dai veneziani, per essere poi restituiti agli Aragonesi che si erano succeduti sul trono di Napoli. Anche nel XIV secolo Gallipoli partecipa, a sostegno della fazione spagnola, nella contesa tra francesi e spagnoli per il dominio sul mezzogiorno d’Italia.

Come il resto del mezzogiorno ne segue le successive vicende storiche.

Gallipoli è sempre stata al centro della produzione e della commercializzazione dell’olio; una vera e fondamentale fonte di ricchezza per l’intero territorio.

All’interno del castello, che come abbiamo detto ha segnato momenti importanti della sua storia, sono conservati alcuni antichi impianti per la molitura delle olive.

La struttura attuale del Castello che è posto immediatamente all’inizio dell’isolotto sul quale sorge l’abitato antico, è opera, da ultimo, di Francesco di Giorgio Martini, l’architetto al servizio dei Montefeltro venuto qui per ammodernare le strutture di questa opera militare che, nelle varie fasi della storia della città, era stato costruito, distrutto e ricostruito più volte.

Realizzato secondo i criteri militari dell’epoca, presenta una assai interessante aggiunta: quella del Rivellino, un braccio fortificato che si prolunga nel mare per migliorarne la difesa.

Intorno al cortile centrale di forma quadrangolare, si susseguono numerose sale e le scale per salire ai livelli superiori e ai bastioni. Su alcune delle parei delle sale sono visibili brani, assai deteriorati, di affreschi. Dopo l’ Unità d’Italia il castello ebbe varie funzioni: emporio commerciale, deposito di sali e tabacchi, magazzino per il porto commerciale.

Le sale sono attualmente occupate con mostre ed esposizioni. In due sale sono esposte grandi foto con i riti della Settimana Santa e ritraggono cortei di penitenti con le vesti delle varie congregazioni e la ricostruzione delle tappe della Passione di Cristo. In un’altra sala un video racconta e descrive la struttura del castello e le diverse fasi di costruzione/ricostruzione. In una sala il racconto dell’Imperatrice Caterina II di Russia che acquistava qui a Gallipoli olio per l’illuminazione delle lampade (ma anche sapone e lana). Un locale ripropone la struttura di una unità abitativa con orci, fascine e una zona cucina.

Una scala scende nella grande Sala Ennagonale, ampia e vasta con una volta a cupola. Si tratta di una sala d’armi di 20 metri di diametro, alta 10, un gioiello di architettura militare per forma e dimensioni. Con pareti di 9 metri di spessore, è inglobata nella Torre Grande (a sud-est della fortezza), quasi tutta circondata dal mare. Nelle spesse pareti si aprono aperture che servivano per le bocche di fuoco.

Larghi corridoi sotterranei permettevano gli spostamenti veloci e riparati tra le diverse zone del castello. Nella Torre della Bandiera è un’altra sala circolare, qui con pareti di 7 metri di spessore, ed aperture per cannoniere. La volta semisferica presenta un foro centrale che permetteva il deflusso dei fumi delle armi da fuoco.

In una sala è il racconto relativo ad alcuni prodotti importanti per l’economia del luogo; come si è detto olio, ma anche sapone e lana. In un’altra sala solo esposti vari tipi di lucerna: da quelle utilizzate nella preistoria ai modelli utilizzati fino ai giorni nostri.

La nostra visita al castello si conclude con una passeggiata lungo gli alti bastioni che permettono una bella ed ampia vista sull’abitato e, soprattutto, sul limpido mare che circonda il castello e la città.

Ci addentriamo tra le stradine e i vicoli di Gallipoli, con saltuari scorci che fanno intravedere l’azzurro del mare e raggiungiamo la Cattedrale dedicata a Sant’Agata; la facciata è attualmente ricoperta per lavori di restauro.

Anche la chiesa ha seguito le vicissitudini dell’abitato con diverse fasi costruttive e ricostruttive (romanico normanno, romanico, barocco).

L’interno è assai ampio; alta e ben illuminata la navata centrale, che presenta, al di sopra delle arcate sostenute da colonne, grandi finestroni che proseguono anche nel transetto e nell’originale abside squadrato.

I finestroni illuminano molto bene anche il soffitto in legno con ampie tele inserite al suo interno.

Altre tele e grandi quadri adornano anche gli altari, di gusto tardo rinascimentale, disposti lungo le due navate laterali. Anche l’abside è quasi per intero ricoperto da grandi tele, appena al di sopra del bel coro ligneo che riveste tutta la parte inferiore e si sviluppa su due livelli. Imponente, infine, l’altare maggiore in marmo intarsiato e dai colori vivaci.

Ai lati dell’abside, sono due cappelle (una a destra, l’altra a sinistra) anch’esse di gusto tardo rinascimentale e decorate con tele. Una grande tela ricopre quasi per intero, anche il muro della contraffacciata.

Insomma l’impressione è quasi di essere all’interno di una pinacoteca!

Oltre alle tele da segnalare i fregi che ricoprono gli spazi liberi al di sopra degli archi a tutto tondo e che proseguono anche all’interno delle arcate che scandiscono gli spazi del transetto.

C’è poco altro da vedere e la nostra visita si conclude con una passeggiata sul lungomare dell’isolotto di Gallipoli, potendo godere di una leggera brezza rinfrescante in una soleggiata giornata. Così, tra l’azzurro del cielo solcato dai gabbiani e quello del mare. brillante sotto i raggi del sole, proseguiamo la nostra visita del Salento.

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