Pesaro – 1

In questo autunno inoltrato ho avuto l’occasione di visitare alcuni comuni della parte settentrionale delle Marche: Pesaro, Urbino ed alcuni centri (cosiddetti) “minori”, non meno interessanti dei quali intendo raccontarvi nei prossimi scritti (Urbania, Sant’Angelo in Vado, Cagli, Pergola).

Ma procediamo con ordine.

Il viaggio di andata è stato piuttosto faticoso a causa della pioggia insistente e dei tanti cantieri di lavoro presenti sull’autostrada, cose (ambedue) che hanno imposto un ritmo di viaggio non molto veloce. Una luce soffusa e lattiginosa ha reso il paesaggio livido ed offuscato. Sembrava come se qualcuno avesse steso una vernice grigiastra e opalescente sui colli, sui prati, sui campi, sui vigneti, che altrimenti avrebbero potuto risplendere dei colori assai più vividi e intensi dell’autunno.

Tuttavia questo viaggio ci ha portato a conoscere luoghi e siti importanti e, anche se abbiamo dovuto sopportare spesso un tempo malevolo, abbiamo ulteriormente arricchito la nostra conoscenza di arte, storia e cultura.

Anzitutto Pesaro, una cittadina che, fuori dalla intensità estiva, si è presentata nella sua veste più placida e tranquilla.

La nostra visita comincia dal Duomo che ci riserva subito una positiva sorpresa.

La facciata della chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta, risale agli anni a cavallo tra 1200 e 1300; è in mattoni di cotto a vista con un bel portale centrale in marmo con lunetta scolpita e due leoni (forse in origine stilobati) ai lati; un rosone si trova in alto, al di sopra del portale d’ingresso. L’interno è invece in stile neoclassico, non molto interessante, se non per la cupola sferica del transetto e la semisferica abside (affrescata) che danno maggiore morbidezza all’insieme. Ha tre navate divise da massicci pilasti.

La cosa assai interessante è invece la scoperta, in epoca recente (1865), della presenza di due distinte pavimentazioni in mosaico, sottostanti all’attuale edificio e risalenti ad un periodo tra il tardo-antico e l’alto-medievale. Infatti il livello superiore, più recente e meglio visibile attraverso alcune lastre di cristallo presenti nell’attuale pavimentazione, risale alla metà del VI secolo.

Le due distinte pavimentazioni trovate al di sotto di quella attuale corrispondono a due diverse basiliche paleocristiane dalla storia ancora incerta. Quella al livello più basso risale probabilmente al tempo di Costantino (IV secolo d.C.) e fu distrutta da Vitige durante la guerra greco-gotica (535-553). La seconda, che ha coperto la precedente, fu realizzata negli ultimi anni dell’Impero di Giustiniano ( seconda metà del VI secolo d.C.), ad opera di Giovanni, comandante militare dell’Impero Romano d’Oriente e nipote di Vitaliano.

La chiesa divenne Cattedrale nei primi decenni del sec. VII, quando vi fu traslato anche il corpo di San Terenzio (morto nel 247 circa), primo vescovo, martire e patrono della città, al quale la nuova Cattedrale venne dedicata.

Le lastre in cristallo attualmente essistenti offrono la visione solo di alcuni riquadri della pavimentazione musiva che misura complessivamente circa 900 metri quadrati.. Oltre alla dedicazione presente nella parte centrale dell’ingresso, sono visibili alcune figure particolarmente interessanti e tra queste, una sirena a due code e due “lamie” contrapposte.

Secondo il pensiero cristiano di quel periodo, la sirena a due code sarebbe un ammonimento ai peccati della carne, tuttavia la sua simbologia è assai più problematica (troppo lungo in questa sede parlare del complesso significato di questo simbolo, qui un importante saggio di approfondimento).

Più lineare la simbologia delle “lamie”, figure dal volto umano e corpo di uccello (avvoltoio); le “lamie” erano geni mortiferi, simbolo di rapacità, cupidigia e distruzione, spiriti maligni notturni a cui si attribuiva il maleficio di succhiare il sangue dei bambini e che entrarono a far parte dell’arte musiva cristiana tra II e III secolo d.C.

Dopo aver osservato le diverse parti visibili del tappeto musivo, percorrendo via Rossini giungiamo in Piazza del Popolo, il centro della vita cittadina.

La piazza è un quadrilatero circondato da vari edifici e con al centro una fontana, non molto grande, ma assai gradevole: è chiamata ‘’La pupilla di Pesaro’’ realizzata nel 1593 per iniziativa di Francesco Maria II della Rovere, con l’aggiunta, nel 1621, in occasione del matrimonio del principe Federico della Rovere con Claudia de’ Medici, di un gruppo di delfini bronzei e altri ornamenti.

Circondano la piazza il Palazzo Ducale, rinascimentale, oggi sede della Prefettura (gli interni si possono visitare solo con guida e prenotazione presso il Comune); il Palazzo Municipale, originariamente del XIII secolo, ampliato nei secoli successivi e totalmente ricostruito nel 1954 (a seguito del terremoto del 1930); il Palazzo della Paggeria, realizzato nel 1564 per alloggiare i dipendenti della corte.

Seppur brevemente credo a questo punto utile sintetizzare una storia della città, anche al fine di meglio comprendere luoghi e istituzioni che si trovano in questo e nei successivi scritti dedicati al mio viaggio in questo territorio.

Pesaro è abitata da genti picene, cui si sovrappongono, a partire dal IV secolo a.C., le popolazioni dei Galli Senoni. Incerta è la data della colonizzazione romana, ma sicuramente Pesaro è un “castrum” e centro economico lungo la importante Via Flaminia in età imperiale.

Distrutta da Vitige nel 539, dopo la ricostruzione e la fase gotica, divenne una città della Pentapoli, strettamente legata all’Esarcato bizantino di Ravenna. Presa dai Longobardi nel 752, Pipino il Breve, re dei Franchi, la donò al papato nel 774, dando origine al plurisecolare dominio papale sulla città.

Tra il XII e il XIII secolo attraversò tutte le fasi convulse dei Comuni italiani di quel periodo. Lungamente ghibellina, durante il regno di Federico II di Svevia si alleò con la parte guelfa; costretta all’obbedienza da Manfredi, alla sua morte tornò al papato.

Durante il Rinascimento Pesaro registra una successione di signorie che vede prima i Malatesta, poi gli Sforza (brevemente interrotta dalla signoria di Cesare Borgia), e, infine i Della Rovere, famiglia imparentata con Giulio II Borgia.

Alla morte di Francesco Maria II Della Rovere la città torna al papato e, a parte la parentesi napoleonica, allo Stato Italiano nel 1860.

Ho citato le diverse signorie rinascimentali perché queste saranno decisive per comprendere bene il livello e la qualità delle opere d’arte conservate presso la locale pinacoteca dei Musei Civici di Pesaro che racconterò nel prossimo scritto.

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