Ariccia

Sono passato molte volte da Ariccia, un luogo che ho frequentato soprattutto quando lì era la scuola sindacale della Cgil e, periodicamente, vi venivano convocati incontri e seminari, ed ancor prima, allungandomi da Frattocchie dove era, invece, la suola del Partito Comunista Italiano. Nonché per gustare , in una delle tante trattorie presenti nella zona, le specialità del luogo.

Posti quindi legati a ricordi della mia giovinezza ormai andata.

Questa volta ci sono andato per visitare il centro storico ed in particolare Palazzo Chigi, una stupenda dimora della nobile e antica famiglia romana.

Il ponte a più campate che permette di giungere ad Ariccia e che collega Albano a Genzano è opera iniziati nel 1847 (completati nel 1854) permettendo così di evitare un lungo giro attorno a Vallericcia, contraddistinto da forti dislivelli sia in entrata che in uscita.

Ma la storia di Ariccia è assai più antica. Tralasciando le origini mitiche, Ariccia fu parte della Lega Latina fino alla sua sconfitta e al passaggio sotto il dominio romano; sull’Appia era la prima importante stazione di posta per chi provenisse da Roma. Decaduta e quasi scomparsa con le invasioni barbariche nel X secolo era sotto il controllo dei potenti Conti di Tuscolo, poi dei Savelli e infine, intorno alla seconda metà del 1600 dei Chigi ai quali si deve la riorganizzazione del centro storico e la realizzazione degli importanti monumenti posti a corona della attuale strada statale.

Appena superato il monumentale ponte (lungo 312 metri ed alto quasi 60), rientra in Piazza della Repubblica, luogo interamente riorganizzato e monumentalizzato dalla famiglia Chigi.

Sulla destra è la chiesa di Santa Maria dell’Assunzione, rotonda, coronata da una grande cupola, anticipata da un colonnato e prima ancora sulla piazza, da una fontana monumentale. La chiesa venne progettata e realizzata interamente da Bernini tra il 1664 e il 1665. Sostenitori dell’opera furono il papa Alessandro VII (Chigi) e suo nipote, il cardinale Flavio Chigi. La struttura si ispira vagamente, ma in dimensioni ovviamente assai più ridotte, al Pantheon di Roma.

Di fronte, sull’altro lato della strada è il grande Palazzo Chigi e il suo grande parco retrostante (ingresso 10 euro, ridotto 7, con disponibilità di guida gratuita).

Per la realizzazione del palazzo Bernini intervenne sull’originario palazzo realizzato dai Savelli, a sua volta edificato sui resti dell’Acropoli di epoca romana. Le forme tipiche del castello furono da Bernini reinterpretate e riorganizzate secondo le forme della contemporanea (a lui) eleganza barocca, realizzando un interessante risultato.

Il palazzo è attualmente sede del Museo del Barocco Romano.

La prima stanza (dopo la biglietteria) la “Stanza del Cardinale”, è dominata da un grande arazzo di (1700) di Paradisi, Ricciolini e Simonot “Pietro l’Eremita parla ai Crociati”. Curiosa una “Carrozzina da passeggio”, un cabriolet, una manifattura dell’artigianato locale del 1860-80. La successiva “Sala dei Cani” è dominata da quattro grandi cani raffiguranti levrieri, insieme ad altri quadri, stampe, foto e mobili d’epoca. Tele raffiguranti personaggi della Chigi sono nella sala successiva.

La “Sala dell’Archibugio” ospita un grande archibugio (una spingarda) lungo due metri, insieme ad un grande orcio di per alimenti e vari reperti di epoca romana. Nella sala successiva, dove ci sono altri quadri di uomini della famiglia Chigi, ha una porta che si apre nella Cappella privata del palazzo. Segue una camera da letto con grande baldacchino e altri quadri (tra i quali molte suore) sempre di rappresentanti o famigliari dei Chigi. Al centro della sala la complicata e ricca “Toletta da viaggio” della principessa Maria Virginia Borghese.

Una anticamera con ritratti di cardinali e porporati conduce ad un’altra camera da letto con un letto a baldacchino tutto in broccato rosso. Al centro un manichino con veste cardinalizia e, sempre di colore rosso, la “Toletta da viaggio” del cardinale Flavio Chigi.

I soffitti delle sale che abbiamo attraversato sono quasi tutte decorate con uccelli ed altri animali su sfondi chiari, azzurrini.

Uno scalone porta al piano superiore; sul lungo ballatoio, tra gli altri, i busti di papa Alessandro VII Chigi e quello del cardinale Sigismondo Chigi.

A sinistra si accede alla “Sala del Pranzo d’estate” utilizzato durante i soggiorni estivi. Due grandi pilastri sono nella stanza a tre quarti della sua lunghezza ed una intera parete, quella che dà sui giardini è interamente a occupata da tre grandi porte-finestre. Il tutto completato da arredi d’epoca. Qui è stata girata la scena del pranzo nel film “Il Gattopardo”.

Segue la “Stanza delle monache” con ritratti delle monache di casa Chigi (10 figlie di Agostino I e 5 sorelle del papa); una grande specchiera dell’ultimo quarto del ‘700 è alla parete.

La successiva camera da letto, con baldacchino è la “Camera Verde”, uguale arredamento nella sala dopo, la “Camera Rosa”. Segue la “Stanza delle Belle” con 28 ritratti di dame romane degli inizi del ‘900. Un locale laterale è letteralmente tappezzato di un centinaio di piccoli ritratti (20 cm x 15) tutti incorniciati e con alcuni mobili con vasi di diverse dimensioni sugli scaffali aperti: è la “Farmacia” del palazzo.

Sempre dalla Stanza delle Belle si passa in una con una lunga tavolata apparecchiata con stoviglie Mason’s del 1890 ca. Le quattro stagioni sono rappresentate ciascuna in uno dei quattro grandi quadri alle pareti. La “Sala Borghese” è dedicata all’omonima famiglia imparentata con i Chigi. Il gioco del “trucco” (una sorta di bowling che si giocava su una sorta di tavolo da biliardo, gioco in voga nel 1600), dà il nome alla sala successiva.

Segue una enorme sala (ora adibita a conferenze) il cui soffitto si alza fino al tetto dell’edificio, con travi di legno a vista, un grande camino con due cariatidi laterali e, in alto sulle pareti otto grandi tele del Cavalier d’Arponi, modelli preparatori per i mosaici della Cupola di San Pietro. Sulla destra della sala una piccola cappella.

Il “Salone giallo-rosso” prende il nome dalle pareti damascate degli stessi colori alternati abande verticali ed ha un soffitto a cassettoni; un grande biliardo e un camino completano l’arredamento della sala. C’è poi la “Stanza dell’Ariosto” affrescata con scene dell’Orlando Furioso. Lo “Studio del principe don Mario” ha cuoio alle pareti, un quadro di Salvator Rosa “Pindaro e Pan”, vero capolavoro dell’artista; un piano a coda e una scrivania art decò con un telefono sul ripiano, completano l’arredamento.

Nella “Sala Albani”, al centro, è un plastico del palazzo e della chiesa, in pratica il centro di Ariccia. Nella “sala dei servitori” quattro tele prive di cornice sono alle pareti.

Qui si conclude la visita alle sale del palazzo Chigi.

Al secondo piano sono esposti quadri, tele, dipinti, disegni tutti frutto di donazioni ricevute da parte di privati: C’è la Collezione Lemme con opere di Mattia Preti, Daniel Seiter, il Cavalier d’Arponi, Agostino Massicci, Ludovico Mozzanti e tanti altri artisti del ‘600, ‘700 e ‘800. Ci sono poi tele di altri grandi artisti (Giaquinto, Luca Giordano, il Cavalier d’Arponi provenienti da altre donazioni: Ferrari e Peretti, Laschena ed altri ancora.

Complessivamente un panorama ricco e bello.

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