Roma 12 – Villa Farnesina

L’ultimo viaggio a Roma mi ha permesso di visitare un luogo che non ero mai riuscito a vedere sia perché chiuso al pubblico per molti anni, sia per mancanza di tempo e della occasione opportuna: Villa Farnesina a Trastevere (ingresso 15 euro, ridotto 12).

La costruzione è uno dei primi esempi di villa suburbana di Roma. Si trova a Trastevere in via della Lungara, a ridosso del Lungotevere.

Progettata da Baldassarre Peruzzi, a sua costruzione fu iniziata nel 1506 e completata nel 1512, ma i lavori si protrassero fino al 1520. La sua realizzazione era stata avviata da Agostino Chigi, senese, banchiere ricchissimo che aveva visto crescere le sue fortune grazie ai proventi dell’allume della Tolfa e all’appoggio di papa Giulio II (della Rovere) e Leone X ( de Medici).

L’allume è un sale che all’epoca rivestiva una notevole importanza per varie lavorazioni, fra cui quelle delle industrie tessili in cui era usato come fissatore per i colori e nella lavorazione della lana, delle industrie della carta, nella lavorazione delle pelli e in medicina per le sue capacità emostatiche.

A quel tempo la costruzione, che comprendeva anche un ampio giardino e una grande scuderia era dunque “Villa Chigi”, ma cambiò nome quando, alla morte del Chigi e dopo un periodo di abbandono e decadenza, venne acquistata dal cardinale Alessandro Farnese, assumendo quindi l’attuale denominazione.

Più volte restaurata (gli ultimi lavori di riadattamento sono molto recenti), è conosciuta, famosa ed apprezzata perché al suo interno, in numerosi locali, sono affreschi memorabili di Raffaello e di altri importanti artisti quali Sebastiano del Piombo e il Sodoma.

Ma è soprattutto a Raffaello che è legata la storia di questo fondamentale luogo dell’arte italiana. All’epoca Raffaello era artista affermato e responsabile, per conto del papato, della gestione dei ruderi di epoca romana che in gran parte giacevano, già in parte distrutti e/o riutilizzati, nel vasto spazio della città.

Il mecenatismo di Agostino Chigi e la grande capacità artistica di Raffaello trovarono qui, in questa villa, un felice connubio che oggi ci regala uno squarcio fantastico e bellissimo sull’arte del Rinascimento italiano. Raffaello qui si misura con i classici e la “restaurazione” di Roma antica; la palazzina diventa il luogo ideale per realizzare questo passaggio artistico dal romano al rinascimentale

Dal giardino si accede alla Loggia (Loggia di Psiche), leggermente arretrata rispetto ai due corpi di fabbrica laterale, la costruzione, infatti, è a ferro di cavallo. Ispirato alle storie di Amore e Psiche di Apuleio, un intreccio di festoni vegetali disegnati da Raffaello, ma dipinti da artisti della sua scuola, inquadra le due scene centrali.

Nei festoni sono state dipinte circa duecento diverse specie botaniche (alcune importate dall’America e scoperte quindi solo pochi anni prima) e il tutto crea una dimensione di continuità tra la loggia e il prospiciente giardino.

I due rettangoli più grandi nel soffitto, inquadrate in questo tripudio di festoni dai colori vivaci rappresentano la scena del “Concilio degli dei” e quella del “Convito nuziale”. Due opere veramente magnifiche e splendide sia per il disegno delle figure che paiono quasi animarsi allo sguardo, sia per i colori intensi e vivaci.

Affrescate sono anche le lunette e i peducci, queste ultime con vari episodi di Amore e Psiche.

Attraversato un piccolo ambiente, la Sala del Fregio (probabilmente uno studiolo), affrescato nella parte superiore da Baldassarre Peruzzi con piccole scene mitologiche (imprese di Ercole ed altri episodi mitici tratti dalle Metamorfosi di Ovidio), si entra nella famosissima Sala di Galatea.

E’ un grande ambiente rettangolare, con grandi finestre sul lato sinistro che illuminano molto bene la sala ed interamente affrescato, nella parte bassa con riproduzioni di tendaggi, nella parte alta e nel soffitto con le opere stupende dei vari artisti che hanno lavorano a rendere fantastica la dimora del Chigi.

Rimarchevole è la grande figura di “Polifemo” dipinto da Sebastiano del Piombo; ma il vero capolavoro, immediatamente a lato, è il “Trionfo di Galatea” di Raffaello. Qui la ninfa è rappresentata su un cocchio tirato da delfini, tra un festoso seguito di creature marine. Un vero incanto per gli occhi del visitatore anche meno esperto e conoscitore dell’arte.

Di Sebastiano del Piombo sono anche le lunette dipinte con temi mitologici e colori ariosi. A Baldassarre Peruzzi è invece attribuita la volta, i pennacchi e le lunette, queste ultime anch’esse con motivi mitologici. Nella volta, al centro è lo stemma dei Chigi e, ai lati due lunghe scene piuttosto complesse che, riassumendo per brevità (e quindi con qualche imprecisione descrittiva) potremmo definire come relative ai riferimenti astrologici di Agostino Chigi.

Tuttavia ciò che domina la sala, ripeto, è la splendida, vivace e colorata immagine di Galatea che merita, senza dubbio una attenta e prolungata, oltre che assai piacevole, osservazione.

La ricchezza dei Chigi permetteva loro, oltre all’utilizzo di importanti artisti per la decorazione delle sale, anche di possedere oggetti di grande pregio e valore. Una piccola sala espone due oggetti particolarmente belli: un grande bacile in argento sbalzato con figure e decori dal diametro di 58 centimetri e un vaso di diaspro in forma di animale fantastico. Utilizzando poi il vano chiuso sotto la scala che porta al piano superiore è una piccola stanza dipinta tutta, colori e figure, in stile pompeiano.

Anche il piano superiore è quasi interamente affrescato, seppure con opere di minore (sic!) livello rispetto a quelle del piano terreno.

La Sala delle Prospettive, con soffitto a cassettoni, è stata dipinta da Baldassarre Peruzzi a “trompe-l’oeil”, creando l’illusione di essere in una loggia aperta verso l’esterno. Tra le finte colonne dipinte sono disegnate vedute prospettiche urbane (su Trastevere) e campestri.

Al centro della sala, in alcune teche, sono esposti preziosi libri d’epoca, a stampa o manoscritti e con figure e immagini, alcune a colori.

L’attigua camera da letto di Agostino Chigi e della moglie è denominata “Sala delle nozze di Alessandro e Rossanae”, per il grande affresco del Sodoma (forse su un cartone di Raffaello) che occupa una intera parete ed illustra, appunto, alle nozze di Alessandro Magno.

Pure del Sodoma un “Vulcano alla fucina”.

Nelle seguenti sale sono esposti, oltre ad alcuni mobili d’epoca, anche alcuni preziosi: gemme, cammei, medaglie ed alcune stampe che riproducono opere classiche. Presenti sono anche i progetti per la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo.

Oltre alla villa, di sicuro interesse è passeggiare nei giardini (in ciò che ne resta) e visitare l’edificio delle scuderie, totalmente trasformato e riadattato a sala per convegni, dove attualmente vengono trasmessi alcuni filmati relativi alla villa stessa.

Villa Farnesina è veramente splendida!

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