Parma – 5

La visita del grande complesso della Pilotta non è certo terminata, nonostante abbia potuto ammirare già numerosi splendidi capolavori, come il Teatro Farnese, le opere del Correggio o la tavola di Leonardo da Vinci (solo per citare alcuni dei più particolari e importanti), dei quali ho parlato nel precedente scritto.

Agli autori di scuola toscana seguono quelli di scuola veneta: Cima da Conegliano con due tondi e una grande tela, Sebastiano del Piombo e l’immancabile Tintoretto.

E infine opere dei pittori emiliani: Dosso Dossi, con una grande tela di “San Michele che combatte il demonio“; due quadri del Francia (nativo di Bologna); Agnolo e Bartolomeo degli Erri con un affascinante polittico con “San Pietro Martire ed episodi della sua vita” (al centro della composizione la figura di San Pietro, circondata da 19 formelle rettangolari); e infine una grande pala d’altare del Francia, del primo quarto del ‘500.

Si passa quindi nei grandiosi saloni ottocenteschi, locali totalmente diversi da quelli visitati finora. Qui troviamo ampi spazi, alti soffitti, grandi sale in stile neoclassico, funzionali agli incontri e alle esigenze sociali e comportamentali del tempo.

Foto: I saloni ottocenteschi; Foto di Tommaso Abatescianni

Cambia anche la modalità di esposizione dei quadri e delle tele, allineati sulle pareti a coprirne quasi per intero la pur grande superficie, e lasciando vuoti gli spazi centrali, quasi a ricreare la stessa impressione che una persona dell’ottocento avrebbe avuto all’epoca percorrendo quegli stessi saloni.

Sul lato breve del salone, appena entrati, si incontra la statua di Maria Luigia in veste della Concordia del Canova. Realizzata già nel 1814, quando Napoleone era già imperatore, venne consegnata solo all’indomani del Congresso di Vienna, quando Maria Luigia diviene duchessa di Parma. Lo stile è quello tipico del Canova che riesce a fondere, con l sue indubbie capacità artistiche, il ritratto realistico con le forme del classicismo.

Seguono, come uso del tempo, i singoli ritratti, a dimensione naturale, dei vari e tanti membri della famiglia dei Borbone: Filippo, Ferdinando, Maria Luisa ed altri ancora. Di fronte, tele ancora più grandi ritraggono gli interi gruppi familiari intenti alle più varie attività.

Esposte sulle alte pareti, le grandi tele di Sebastiano Ricci a contenuto mitologico e biblico. La piccola sala ovale che divide, ma solo formalmente i due saloni più grandi, espone due grandi statue provenienti dagli Orti Farnesiani sul Palatino. Sono due statue in basanite che ritraggono l’una un Ercole, l’altra un Bacco in dimensioni doppie di quelle naturali.

Foto: la Sala Ovale; Foto di Tommaso Abatescianni

Le pareti del successivo salone sono occupate da quadri e tele di autori diversi e con soggetti assai vari: si va da Vincenzo Cannizzaro a Jaques Sablet, da da Vincenzo Guarana a Giuseppe Fornaroli, da Antonio Corsi a Carlo Bevilacqua. Esposti sono anche quadri e busti di reali e un piccolo bronzo di Giuseppe Carra, “Allegoria del fiume Taro”.

In una sala adiacente è allestita una sezione dedicata all’800 e al clima culturale sviluppatosi a Parma con Maria Luigia d’Asburgo. Esposte sono opere di autori ottocenteschi come Giuseppe Molteni (“Il vecchio che mostra ad una bimba l’erma di Maria Luigia”), Francesco Scaramuzza (“Silvia e Aminta”), Giuseppe Rebel con i suoi tormentati paesaggi. Infine una serie di copie e disegni preparatori.

Sono qui esposte anche alcune tele del Correggio di grande valore: il “Compianto sul Cristo morto” e il “Martirio dei santi Placido, Flavia, Eutichio e Vittorino” provenienti dalla chiesa di San Giovanni Battista; la “Madonna con Bambino e i santi Gerolamo e Maddalena, detta Madonna di San Gerolamo o Il giorno” proveniente dalla chiesa di Sant’Antonio; il “Riposo durante il ritorno dalla fuga in Egitto detta Madonna della Scodella”, la “Madonna della Scala” , un affresco proveniente da Porta San Michele.

Queste opere cinquecentesche sono state poste qui, nelle sale dedicate all’800 parmense perché la loro riscoperta e la relativa fruizione avvenne proprio in quell’epoca e ad opera della duchessa Maria Luigia, che ne sollecitò il ritorno dalla Francia dove erano state precedentemente portate.

In una sala laterale (sullo stesso pianerottolo che dà accesso al Teatro Farnese) è collocata una piccola sezione di materiale lapideo di epoca medievale; alcuni capitelli dell’Antelami e vari elementi architettonici.

Un’altra piccola sala (sul medesimo pianerottolo, ma sull’altro lato dell’ingresso al teatro), è dedicata all’arte parmense tra il ‘300 e il ‘400, con varie opere dell’epoca. Spicca l’opera di Filippo Mazzola e, soprattutto, quella di Jacopo Loschi (“Madonna con Bambino in trono tra angeli e Dio Padre benedicente”), che si distingue per la sontuosità e la brillantezza degli abiti, la dimensione prospettica del grande trono, la paterna fimmagine del Dio benedicente. Molto più affollata la tavola di Cristoforo Caselli, detto dei Temperelli (“Madonna con Bambino in trono, i santi Ilario e Giovanni Battista, angeli musici e cantori, Dio Padre benedicente”).

Infine merita di essere degnamente ricordata, a conclusione della visita al Palazzo della Pilotta, la Biblioteca Palatina.

Foto: la Biblioteca Palatina; Foto di Tommaso Abatescianni

Entrare nella lunga sala lungo le pareti della quale sono allineate robuste librerie con scaffali alti fino al pur alto soffitto garantisce un impressionante colpo d’occhio.

La biblioteca è nota nel mondo perché vi sono conservati alcuni fondi di cultura ebraica e una importante collezione di incunaboli e manoscritti.

E’ utile sapere che la Biblioteca Palatina venne inaugurata nel 1769 con l’esplicita volontà di “dotare il ducato di una biblioteca a beneficio e utilità pubblica, perseguendo l’illuminato progetto culturale di Guillame Du Tillot e in risposta al trasloco della biblioteca Farnese a Napoli” (così è scritto nel depliant illustrativo del Complesso Monumentale della Pilotta).

Ridiscendiamo il grande scalone di accesso. Sul pianerottolo dell’ammezzato (ingresso al Museo Archeologico che, come ho già detto, è attualmente chiuso), restiamo solo un attimo ad ammirare due splendidi leoni in marmo dalla magnifica criniera.

Poi riguadagnano l’uscita.

A completare la giornata, indubbiamente impegnativa, ma assai soddisfacente, una breve sosta nei giardini esterni del Palazzo della Pilotta, vicino alla bella e fresca fontana, seduti ai sedili di pietra, godendo di un po’ di riposo e osservando il mondo assai vario di persone, giovani ed anziane che attraversano i giardini, luogo centrale e pulsante di vita della città di Parma. Una città estremamente vivace, aperta e dinamica, assai importante per quanto riguarda la storia, l’arte e la cultura di questo paese.

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