Loreto e Recanati

La visita a Loreto mi ha favorevolmente stupito. Mi aspettavo di visitare solo un luogo di culto e di pellegrinaggio ed invece, oltre ad essere questo, Loreto è anche una esplosione di arte e cultura.

Ho parcheggiato dietro il Santuario della Santa Casa, per cui mi sono trovato di fronte le alte e possenti pareti in mattoni del presbiterio, coronate, in alto da mensole rinascimentali che sorreggono un lungo camminamento di ronda. Più la struttura di una fortezza che quello di una chiesa. Ma basta percorrere la breve stradina che fiancheggia la costruzione ed arrivare in piazza, per trovarsi di fronte ad una realtà ben diversa.

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Mi trovo, infatti, in una piazza monumentale, con una elegante fontana al centro, delimitata, per una parte significativa, dall’imponente Palazzo Apostolico realizzato nel ‘500, e costituito da un magnifico porticato e da un alto loggiato coperto.

Il sagrato della chiesa, rialzato di alcuni gradini, esalta l’ampia facciata della chiesa. Iniziata nel 1468 in forme gotiche, è una esplosione di linee, forme e caratteri rinascimentali cui hanno lavorato i principali architetti dell’epoca (Giuliano da Sangallo, Francesco di Giorgio Martini, Andrea Sansovino ed altri). Un lavoro magnifico.

A completamento l’originale campanile di Luigi Vanvitelli.

Si accede attraverso tre porte, quella centrale più grande, tutte fornite di porte di bronzo con bassorilievi. L’interno è a tre navate, sorrette da solidi pilastri, e qui le forme gotiche tornano a rivaleggiare con il il rinascimento.

Gotica è la struttura della chiesa con il transetto e il presbiterio triabsidato, le lunghe finestre e i caratteristici soffitti con gli arcani a sesto acuto. Pienamente rinascimentali sono le cappelle (poco profonde) che si aprono nelle navate laterali e barocco, in qualche caso, l’arredo. Ma soprattutto è pienamente rinascimentale la zona sotto la cupola dove è la Santa Casa.

La Santa Casa, che secondo la tradizione è la Casa nazaretana della Madonna, è interamente ricoperta di marmi scolpiti ed ornata di statue e rilievi (anche qui la collaborazione i valenti artisti come Romano, Sansovino e Sangallo il Giovane). Un vero tripudio di arte e di gusto.

All’interno è spoglia e disadorna, con i mattoni crudi a vista e alcuni brani di affreschi. La volta è a botte, mentre l’altare con la Madonna Nera è invece ricoperta di marmi policromi.

E’ complessa la storia della Santa Casa e della devozione mariana a Loreto. “Secondo la tradizione, nel 1291, quando i crociati furono espulsi definitivamente dalla Palestina (…) la Casa in muratura della Madonna fu trasportata “per ministero angelico”, prima in Illiria e poi nel territorio di Loreto (10 dicembre 1294). Oggi, in base a nuove indicazioni documentali, ai risultati degli scavi archeologici nel sottosuolo della S.Casa (1962-65) e a studi filologici e iconografici, si va sempre più confermando l’idea secondo cui le pietre della S.Casa sono state trasportate a Loreto su nave, per iniziativa umana.” (Il testo tra virgolette è ripreso per intero e pedissequamente dal depliant illustrativo a cura della Congregazione Universale della Santa Casa).

Al netto di queste vicende, questo luogo è oggetto di un continuo e consistente pellegrinaggio; uno dei più importanti e significativi santuari mariani.

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Al di sopra della Santa casa, in alto, la grande cupola è interamente stata affrescata agli inizi del 1900 da Cesare Maccari.

Tutto intorno, dal transetto al presbiterio, è un accavallarsi di cappelle gotiche, mirabilmente affrescate e riccamente addobbate.

C’è la Cappella di Cirillo e Metodio (detta Slava); la Cappella del SS Sacramento (detta Francese), con tele di fine ottocento e affreschi; la Cappella di S.Anna e S.Gioacchino (detta Svizzera); la Cappella di S.Giuseppe (detta spagnola), con statue e bassorilievi; la Cappella Polacca; la Cappella Tedesca; la Cappella dell’Assunta (detta Americana), con un mosaico cinquecentesco.

Tutte espressioni e conferme della diffusione e dell’ampiezza di venerazione e devozione nei confronti della Madonna di Loreto.

C’è poi la Sagrestia di San Giovanni con affreschi di Luca Signorielli e, poco fuori, una grande tela di Lorenzo Lotto che raffigura San Cristoforo.

Un insieme veramente splendido ed un tesoro ricco di fede, arte e cultura.

Usciti dalla Basilica, è ancora da visitare il Museo Pontificio della Santa Casa, un’altra ricca raccolta di opere d’arte che si trova al primo piano del Palazzo Apostolico.

Nella prima sala troviamo i cartoni di Maccari per la cupola. Nella seconda sono tre grandi affreschi del Pomarancio (staccati dalla loro sede ed esposti qui), con gli evangelisti Marco, Luca e Giovanni; una tela ritrae San Carlo Borromeo; in legno dorato e intagliato quattro angeli portacandelabro del XV secolo.

Nella terza sala, una serie di immagini iconografiche della Madonna di Loreto: molto bella la tavola di un pittore greco del XV-XVI secolo; più complesso un quadro di scuola marchigiana che illustra le fasi del percorso della Santa Casa, prima in Illiria e poi sul colle lauretano, descrivendo sia il viaggio angelico, sia la versione materiale dell’iniziativa umana via mare. E’ curioso notare come la Madonna venga effigiata sempre con la pelle chiara, anche se, come si può facilmente notare, la statua è nera.

Una intera sala è dedicata a Lorenzo Lotto che qui si ritirò alla fine della sua vita. Ben sette tele che sono espressione del suo suo animo tormentato, paesaggi “mai pienamente sereni, mai definitivamente oscuri” (come recita una didascalia). Due di questi quadri sono stati realizzati qui a Loreto. “L’Adorazione dei Magi” e la “Presentazione al Tempio” (incompiuto).

Nella sala successiva attirano l’attenzione due grandi arazzi di provenienza fiamminga: “San Pietro guarisce lo storpio” e “La Predica di San Paolo agli ateniesi”. Altri 5 arazzi di medesima provenienza sono nella sala successiva insieme ad una preziosa serie di oggetti di culto (pissidi, croci, candelabri e candelieri).

Preziose maioliche usate per la “Spezieria” sono nella sala successiva con due paliotti di altare in raso e ricami policromi. La visita si conclude con gli arredi della Camera dei Papi, dove alloggiavano i vari pontefici in visita a Loreto.

Da Loreto ci trasferiamo a Recanati, un paesino che si è ricentrato intorno alla vita e (oserei dire) alla poetica del suo cittadino più illustre: Giacomo leopardi, che pure da quei luoghi cercò sempre di allontanarsi, alla fine riuscendoci.

La casa, abitata dai discendenti della famiglia, è stata parzialmente trasformata in una sorta di museo che mette in evidenza la biblioteca dei suoi studi “matti e disperatissimi”, il tavolino su cui studiava, la finestra dalla quale osservava le vicende del piccolo villaggio.

Al pianterreno una esposizione di abiti e strumenti vari (penne, calamai, lanterne, pubblicazioni, ecc.), dell’epoca del poeta.

Tutto è ricostruito in funzione del poeta: la passeggiata che conduce all’ ”ermo colle”, lo sguardo su “l’Infinito”, la piccola chiesa, la piazzetta nella quale si snodano i vari “quadri” cantati nel “Sabato del villaggio”, la torre del “Passero solitario”.

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